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  • margheritahassan

Mangiare fuori o davanti agli altri per me è un incubo!

Per molti mangiare insieme ad altre persone o al ristorante è qualcosa di scontato, semplice e leggero, un piacere. Per altre persone invece è veramente difficile, sentono l’ansia salire al solo pensiero di mangiare con un pubblico e figuriamoci in un posto esterno come il ristorante.


Ma come si manifesta questa paura?

La paura di mangiare fuori o in pubblico può manifestarsi in vari modi. Non necessariamente è data da un disturbo alimentare per quanto spesso siano correlate.

Chi è affetto da un disturbo alimentare spesso infatti trova difficile consumare i pasti in ambienti esterni o con amici o familiari. Può essere dovuto a varie ragioni: il timore di far vedere cosa, come e in quanto tempo si mangi nel caso dell’anoressia e associata alla vergogna nel binge eating, la paura di non riuscire a mettere in pratica gli agiti compensatori, per chi ha la bulimia. Come anticipato però non sono solamente le persone con un disturbo alimentare a provare ansia in quei casi.

La difficoltà è data dall’ansia sociale, caratterizzata dalla paura del giudizio degli altri e dalla conseguente umiliazione e imbarazzo. Questa ansia (e vergogna), aumenta davanti a persone con cui si ha poca confidenza o che si pensi siano particolarmente giudicanti. Si può avere paura del giudizio rispetto al proprio fisico o paura di stare male (un attacco di diarrea ad esempio) o di non riuscire a mangiare niente o al contrario troppo, e attirare quindi su di sé gli sguardi e i commenti dei commensali. Chi soffre di ansia sociale durante i pasti potrebbe sentirsi osservato, giudicato o inadeguato, anche se tali preoccupazioni sono spesso irrazionali o esagerate.

I motivi, che possono quindi essere diversi, trovano spazio di comprensione ed elaborazione in terapia (il significato personale viene indagato e compreso sulla base della storia personale).

 



Come viene gestita solitamente?

La strategia utilizzata per gestire questo disagio tendenzialmente è l’evitamento, si trovano scusanti e motivi per tirarsi indietro dalla situazione sociale. Purtroppo però evitare, per quanto nel breve periodo sembri la soluzione più promettente, alla lunga porta con sé ancora più difficoltà!

1.    Solitudine e problematiche relazionali/sociali: meno si condivide con gli altri, più ci si può sentire soli e disconnessi relazionalmente.

2.    Ancora più ansia (anticipatoria): ad ogni invito fuori l’ansia cresce a dismisura.

3.    Minor autostima e autoefficacia: ogni volta che non mi dimostro di essere in grado di gestire la mia emotività, rischio di sentirmi sempre più fragile, con annessi pensieri negativi sul sé.

 

Cosa fare quindi per gestire questo disagio?

Se si nota che l’ansia e la vergogna inficiano sulla propria vita, è bene iniziare un percorso di psicoterapia per cogliere cosa sottendano queste emozioni.

Può essere utile tenere un diario dei pensieri che si attivano quando capita la situazione temuta, scrivendo lo scenario che si pensa possa accadere, cosa potrebbero pensare gli altri, chi o cosa potrebbe aiutare. Quanto emerge, è tutto materiale che poi può essere usato in sede di colloquio.

Lavorare quindi sui pensieri distorti o irrazionali riguardanti il cibo e l'interazione sociale, migliorare l'autostima e la fiducia in sé stessi, nonché acquisire abilità pratiche per gestire il disagio emotivo durante i pasti possono essere parti importanti di un percorso terapeutico mirato a superare questo tipo di ansia e riconnettersi con il piacere e la soddisfazione di condividere pasti e momenti sociali con gli altri.

 

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